venerdì, agosto 11, 2006


(Quarta puntata della nostra storia vietnamita)

L’Hotel

Noi abbiamo accettato la sistemazione che ci ha proposto l’Ente; l’Huong Sen Hotel, un albergo a tre stelle nel quale ci siamo trovati davvero bene.
Persone disponibili (in genere ovunque siamo andati lo erano), cordiali, camere pulite, zona centrale, vicina ai punti nevralgici della città, piscina e possibilità di mangiare.
Unici nei: il rumore per le stanze che davano sulla strada principale (la vita continua tutta la notte in HCM City) e la difficoltà di farsi capire dai camerieri, per cui non sempre è scontata che arrivi ciò che hai chiesto.
L’avere accettato la proposta dell’Ente ha, secondo noi, una serie di vantaggi: non ci siamo preoccupati della sistemazione quando abbiamo preparato il viaggio; nell’hotel conoscevano la nostra situazione e sapevano come aiutarci e hanno sopportato con pazienza anche qualche marachella che forse in altri contesti sarebbe stata più pesante; avendo avuto la fortuna di stare con altre famiglie nella nostra stessa situazione ci siamo aiutati (e confortati) a vicenda; i bimbi socializzavano e questo ha aiutato tutti (loro ma anche noi genitori) a superare la tanto temuta “prima fase”; le referenti dell’ente erano facilitate nel loro lavoro perché venendo li ci trovavano tutti o quasi.
La piscina è stata fondamentale, sia per superare i momenti di gran caldo che per cominciare a giocare con il nostro bambino e, quindi, a cominciare a conoscerci.

Il Caldo
Il caldo è stato il nostro primo grande ostacolo.
Abituarsi a quelle temperature e a quei tassi di umidità non è stato davvero facile, fondamentali sono state alcune bustine di Polase che un’altra famiglia ci ha offerto. Reintegratori salini di vario genere si trovano anche nei supermercati della città, ma appena arrivati la ricerca può essere difficoltosa, meglio avere qualcosa in borsa.
Poi ci si deve abituare a viaggiare con la bottiglia d’acqua al seguito, sia per noi che per il bimbo; il nostro Ân beveva un piccolo sorso d’acqua ogni pochi minuti (a volte era anche una scusa per fermarsi quando si stufava di camminare); se occorre si possono trovare venditori di acqua e bibite fresche quasi ovunque, meglio accertarsi che sia tutto ben sigillato, perché abbiamo scoperto che c’era chi vendeva bibite in bottigliette “riciclate”.
Poi abbiamo imparato anche muoverci nelle ore più “fresche” e a stare in piscina, albergo o comunque locali chiusi tra le 11 e le 16, più o meno.
Il rovescio della medaglia è l’aria condizionata: anche salire su un taxi accaldati significava prendersi una botta di freddo e alcuni locali sono davvero esagerati, per cui il malanno (raffreddori o problemi intestinali) è sempre dietro l’angolo, soprattutto per i bimbi che ai condizionatori sono poco avvezzi.